Amai gli alberi fin da bambino. Un amore senza senso. Sono cresciuto tra i rami di una magnolia; ho pianto quando l'abete imponente fu abbattuto. Tac! Tac! Motosega e accette, prima lo hanno disteso e poi fatto a pezzi. Non c'era più il “nonno“ che vegliava su di me quando giocavo.
Dai coltellini svizzeri, dal binocolo e dalla fionda appesi con spago sulla magnolia nacque, come un germoglio dal seme, un senso di libertà a pieni polmoni, di evasione, di avventura. Il desiderio di oscurità pacifica, di luce filtrata dalle foglie e colorata dalle tarde ore del giorno. L'attrazione per l'ignoto, che prendeva forma in ogni slancio della terra.
Appollaiato sul ramo della mia base magnolia osservavo marciare le formiche, riuscivo ad esaminare le case degli uccelli e distruggevo le trame dei ragni. Dalla cima riuscivo a vedere tutto: fiumi esuberanti, montagne pallide, deserti morbidi. Da lassù si riusciva a scorgere tutto, perfino l'impossibile.
Non ricordo quando salii la prima volta, ma ricordo bene le ultime. Ero cosciente che non potevo più permettermi di arrampicarmi e abbracciarmi all'albero per ore, erano cose da bambino. Tuttavia e' sempre amore senza senso, senza vincoli e maschere. E quindi mi arrampico ancora sugli alberi. Non ho più coltellini e binocoli, non scorgo più terre lontane, tuttavia provo un senso di quiete, di propensione e di amore.
di Ermanno Gelain
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