Parte 2 di Il Paese
Un giorno di primavera
Elouise stava camminando sul prato infinito, vicino al
bosco di cedri e pini e poco distante dal lago; il punto più estremo del paese.
Là nessuno si avventurava, poiché troppo distante dalla sicurezza di due mura e
un fuoco; era il confine con il mondo. Lei era felice, perché nessuno poteva
disturbarla nella raccolta dei fiori che quel campo ogni anno in primavera
le regalava. Li raccoglieva in immensi cesti di vimini, suddividendoli
per colore e per forma. Sfruttando l’aria riscaldata dal primo sole il profumo
del raccolto riusciva ad inebriare le api e a mandare in avaria le farfalle. Tale
esplosione di vivacità della natura aveva fatto emozionare la ragazza, la
bellissima ragazza. Perché sì, ci eravamo dimenticati di descriverla.
Senza se e senza ma, che solitamente si aggiungono per non esagerare e non cadere nell'abbondanza, lei era meravigliosa. In quel prato verde rubino, che solamente l’alternanza di pioggia intensa e sole riusciva a far risaltare; là non c'erano dubbi: Elouise era diventata donna.
Senza se e senza ma, che solitamente si aggiungono per non esagerare e non cadere nell'abbondanza, lei era meravigliosa. In quel prato verde rubino, che solamente l’alternanza di pioggia intensa e sole riusciva a far risaltare; là non c'erano dubbi: Elouise era diventata donna.
Camminava a piedi nudi cercando i punti dove l’erba era
più asciutta e più alta, affinché potesse sentire i fili verdi cercare spazio
tra le sue dita. Le piaceva quando il lieve vento muoveva il prato, quasi fosse
un mare in tempesta. Uno spettatore
esterno ed estraneo sarebbe rimasto incantato non dalla natura circostante, bensì
da quella donna in controluce. Sarebbe stato in grado di vedere il vestito
rosso intenso con piccoli fiorellini bianchi e neri dare forma e morbidezza al
corpo, esaltandone i fianchi curvi e il seno. Tra la concavità di quel seno
generoso cadeva quasi divertito un pendaglio a foglia, appeso a una fine
catenella d’oro. La giornata soleggiata colpiva il giallo dorato in contrasto con
la pelle di rosa candido dalla punta dei piedi fino alla fronte. Piccole
macchioline di lentiggini dipingevano il naso, le guance e i lineamenti magri
del viso. Esse non avevano osato però avvicinarsi alla bocca, alle labbra. Qualsiasi
ammiratore nascosto avrebbe esordito con un “Uau!”. E istintivamente avrebbe
voluto prima mordicchiare in maniera lieve, e baciare intensamente poi quelle
labbra rosee e formose. Finora erano
rimaste inviolate; i ragazzi del paese
erano troppo orgogliosi, troppo rigidi e seriosi per giocarsi una carta. In quel
momento a Elouise non importava, soprattutto in presenza di quel vento
primaverile e di quei raggi, uniti in sinergia per mostrare ai tronchi degli
alberi che esisteva un marrone più vivo e più estasiante, il marrone chiaro che
espandeva i capelli lunghi e mossi. Sembravano profumati solamente ad
osservarli ondulare e cadere sulle spalle ben definite, le quali volevano quasi
attirare l’attenzione per segnalare delle clavicole, sì in evidenza, ma sempre
morbide e femminili.
Alla schiena, nuda quel poco che il vestito di cotone concedeva, non servivano presentazioni. Scivolava prendendo delicatezza e sensualità lungo la colonna vertebrale, fin giù dove la pelle era di pesca e le linee dolci dune. Le mani utilizzate per cogliere i fiori erano lunghe, magre e un po’ venose, in armonia con le braccia soavi. Erano mani senza anelli e braccia senza ornamenti.
Alla schiena, nuda quel poco che il vestito di cotone concedeva, non servivano presentazioni. Scivolava prendendo delicatezza e sensualità lungo la colonna vertebrale, fin giù dove la pelle era di pesca e le linee dolci dune. Le mani utilizzate per cogliere i fiori erano lunghe, magre e un po’ venose, in armonia con le braccia soavi. Erano mani senza anelli e braccia senza ornamenti.
A questo punto, la descrizione diviene assai difficile e
complicata. Con un’accennata forma a mandorla i suoi occhi lasciavano il tempo
e lo spazio per entrare in una dimensione quasi surreale. Più che gli occhi,
era lo sguardo, di un’iride verde speranza vicino alla pupilla, sciogliendosi in un blu oceano all'estremità. Le sfumature dell’iride avrebbero
generato invidia in qualsiasi pittore esperto, il quale avrebbe consumato invano barattoli di colore con risultati più che deludenti.
Era un quadro perfetto che ritraeva una donna bellissima
ma naturale, in sintonia con la natura. Un peccato, perché quel quadro con il
passare del tempo stava diventando stretto e inadatto. E quel giorno di sole Elouise
se ne rese conto. Doveva lasciare il paese e girare il mondo. Qualcosa in quei pensieri però la bloccava. Cosa avrebbero detto i suoi genitori? Si erano presi
cura di lei a modo loro. Avrebbero sofferto nel loro silenzio in quel paese? O l’avrebbero
seguita nelle strade ignote fuori dalla cinta protettiva?
di Ermanno Gelain