Cortecce ora bagnate
al freddo buio tra le montagne
lacerate dai tuoni.
Una polvere s'insinua tra i fari nuovi
quelli che salvano le volpi,
quelli che avvisano le più avanti ore
passate ad osservare le luci rosse.
Non trema nemmeno un istante
colpa delle campane che ci osservano,
sempre limpide, sempre lucide
come lacrime che piangono.
•
Dove ho camminato gioendo,
dove ho pascolato tra le mie sorelle,
ora il ricordo ricoperto dal cielo scuronero,
macchiato qua e la,
stritola l'anima.
Mai vorrei essere dove sono stato:
a raddrizzare l'erba incurvata,
a riattaccare i rami spezzati
a consolare i tronchi mutilati.
E quelle stelle alpine e,
quelle farfalle di rosso dipinte ora spente.
E quelle pigne sopra letti di formiche.
Fa paura l'erba nera e
gli sguardi che non mi guardano
ma che fanno intendere
nessun inizio,
nessun addio.
di Umberto Salazar