martedì 1 dicembre 2015

Non si può far altro che esprimersi.



Ero seduto ad aspettare il treno in direzione di casa.
Le persone scivolavano via come marea; chi aspettava di partire, chi di tornare, chi attendeva con fiato sincero qualcuno di essenziale. 
Ognuno esprimeva il suo ritmo e partecipava al flusso della stazione, come un treno che partiva e tornava. 

Una signora arrivò e affianco a me aprì la valigia, un semplice gesto che espresse di lei parti intime, un reggiseno con coppa abbondante, il quale venne coperto velocemente da un maglione verde acqua. 

Un uomo si fermò e guardò il passeggino per qualche secondo.
Sulla trentina, fisico alto e atletico. Né in montagna, né in palestra, era lì e con il fare atletico lo chiuse. 
Alzò lo sguardo e ammirò la compagna con il bozzolo caldo del bambino. 
Lo sguardo espresse tutta la lunga catena di scelte che lo avevano portato a chiudere il passeggino.

Una ragazza si alzò dopo aver suonato la tastiera bianconera del pianoforte in stazione. Venne vicino a me e consultò l'orario di partenza. 
I suoi occhi esprimevano estasi, e con essi stava suonando, ancora.




                                                                                                                                       E.