sabato 25 luglio 2015

Calcore le linee rette di due sguardi.

Ah quanto le odio le serate di musica live.
Con tutti i locali che ci sono, proprio qui dovevano organizzare questo concerto?
Almeno fossero bravi.
Guarda quel ragazzo, che con quella chioma sembra una scopa.

Anawak odiava le serate che non rientravano nel suo schema quotidiano, soprattutto se disturbavano la quiete del bar prediletto. Troppe implicazioni in una festa, figurarsi durante un concerto. Esso comportava perdere il suo tavolino abituale e dover sorseggiare mal volentieri il suo Vecchio Amaro del Capo in piedi, tra la gente che si spintona, suda e urla. Per la gente era divertimento, per quell'uomo irrequietudine.
No, no. Non voleva né concerti,né feste a tema. Non se ne parlava neanche di aperitivi con musica Lounge e patatine nelle ciotole.
Quella sera Anawak, un uomo sulla quarantina, aveva percorso i binari verso il bar. I pini marittimi lungo il viale rumoreggiavano ai deboli venti,  le betulle indossavano l’arancio dell’abito serale. L’aria era piena di sentimento; la libertà dei bambini che giocavano fino all'imbrunire per poi rincasare con le gambe piede di punture e graffi, la creazione delle casalinghe che cucinavano ciò che i mariti mai si sarebbero aspettati, la lentezza lieta degli anziani, che si radunavano con le sedie nei punti morti delle strade e iniziavano ad osservare il respiro del paese nelle ore serali di giugno.
Con questa atmosfera fece l’ultimo passo ed entrò nel bar, ciò che vedette cambiò il suo umore all'istante.

M A… M A Y H E.. M A Y H E M..
Wei giovanotto? Mayhem? Cosa pensi di fare con tutta questa cianfrusaglia proprio all'entrata?

Il ragazzo con maglietta nera metal dei Mayhem non risposte. Andava qua e là; prendeva i cavi; montava le casse. Nulla era successo, se non il doppio pedale che batteva nelle cuffiette del mp3.

Ma porca p……! Wei pivello!?  E la botta sulla spalla servì ad attirare l’audience.

Salve! Eh… il concerto inizia alle…

Salve glielo dici ai tuoi amici depravati! Cosa succede qui?

Cosa poteva fare un giovane adolescente con una coda di capelli lunghi e i primi accenni di barba contro l’irruenza di anni di routine e solitudine?

Dai! Togli tutto da qui che voglio il passaggio libero!

Anawak, lasciami lavorare in pace il ragazzo. Deve preparare tutto per stasera e manca solo un ora e mezza al concerto.

Concerto? No Robert, ci risiamo…

Vieni qua che ti offro da bere. Amaro?

Io non capisco perché devi far venire questi depravati a far casin…. EHI! STA FERMO CON QUEL TAVOLINO ALTRIMENTI  TI TAGLIO I CAPELLI E LI VENDO COME EXTANSION!

Clark! Abbi pazienza, spostalo di un metro solamente.  Sì, più a destra e basta! 
Ecco l’amaro. E lo sai anche tu che ogni tanto si organizza un concerto. Non fare il broncio e apriti un po’. Saranno anche tutti giovani. Dai su!

Sono già stato giovane una volta, non mi servono dei pivellini per ricordarmelo!

Robert consegnò il bicchiere offerto insieme al telecomando della televisione e il giornale e lo esortò 
Siediti pure al tuo tavolino e rilassati.

Anawak non poteva rilassarsi, per niente. Aprì la bocca e bevve il primo bicchiere. Lesse la cronaca nera del giornale. Ordinò un altro bicchiere e lesse di un uomo che aveva trovato uno scrigno in giardino, stava facendo il buco per la piscina. Ridicolo!  E sorseggiò il liquore.
Stava leggendo di un’anziana girovaga quando si accorse che il bar si stava riempiendo velocemente di persone.  Mamma mia! Ci siamo!  Finì l’amaro ma non cambiò il bicchiere, che si riempì di nuovo.

Buonasera gente! Noi siamo i Sant Wave Experience e siamo qui per spaccare!

Anawak accese subito la televisione dal suo tavolino, creando una suspense di sguardi tra lui ed il cantante. Poi la band iniziò in sol il loro concerto. L’uomo sulla quarantina si arrese, girò per minuti interminabili i canali della piccola televisione di fronte a lui, dando quasi le spalle al palco e alla moltitudine di giovani fans.
Non si accorse che era quasi finito il quarto bicchiere. I suoi occhi erano persi nelle battute della partita di Cricket mandata in differita. Il rumore oramai aveva rodato le sue orecchie. Buttò giù e cercò subito lo sguardo di Robert per l’ultima bevuta.



Il battitore in televisione aveva colpito in maniera perfetta la palla nel medesimo istante in cui al cantante cade una goccia di sudore dal naso.  Nello stesso momento il bassista avvertì il panico di aver steccato la nota e girò lo sguardo verso il cugino chitarrista che stava osservando la ragazza che gli piaceva flirtare con un ragazzo più grande.  Chi stava arrivando e chi stava andando via. C’era movimento nel locale.

Tutto si muoveva tranne tre persone. Anawak aveva interrotto le sue azioni. Cercava di deglutire il nodo alla gola e riaprire i polmoni chiusi. Osservava quel ragazzo e quella ragazza,  distanti l’uno dall'altra di tre mattonelle da trenta centimetri l’una. Il cuore era più grande del suo corpo da tanto che pulsava. La logica non esisteva in quell'istante. Osservava lo sguardo del ragazzo e da quegli occhi in linea retta si arrivava allo sguardo della ragazza.  Rifece il nodo più forte, e i polmoni si sgonfiarono totalmente. Il cuore era arrivato alle orecchie.  Lo stomaco confermò la sua presenza. Le mani sudate, fredde.
Tutto il movimento era sospeso.
La sospensione tra due persone che si guardano per la prima volta o si ritrovano per la prima volta. La sospensione di sguardi che scovano nel medesimo istante di una battuta perfetta e di una goccia di sudore ciò che piace ancora. Gli occhi non si oppongono mai, si ricordò.

Perché non finiva con un…. Anawak interruppe il pensiero e chiuse gli occhi.
E tutto finì con un bacio. 


                                                                                                                 E.G.