“Herr Hermann-o?”
“Sì. Buon giorno, un piacere incontrarla.”
“Ah..buon giorno”, “ mi piacerebbe prima spiekarle bene la posizione aperta… customer service… Kundenbetreuung. Mi segue vero?”. Si alza, io mi alzo. “Ah… simpatici i veronesi. Nein. Non letteralmente”.
“Dove ero rimasto: Kundenbetreuung. Mmm. Come si dice auf italiano”.
“Servizio clienti”.
“Cosa ha detto?”.
“Servizio clienti…”.
“Ahhh… grandioso! S E R V I Z I E N… K L I E N D I”.
“ Servizio clienti”.
“Ke pronuncia strana ke ha. Woher dove è Lei?”.
“ Sono di Pescantina, provincia di Verona”.
“Pianura. Italia”.
“Diciamo che è vicinissima alle montagne della Lessinia e alla Valpolicella”, sorrido.
“Vapolicela?” faccia stupita, coronata da baffi biondo cenere e riporto in tinta.
“Valpolicella. Famosa per il vino, uno tra i tanti, l’Amarone. Dai mettiamoci dentro anche il Recioto”.
“Gewurztraminer?”.
“No. Più in là c’è il Soave. Ma nessun Traminer”.
“Alora mi sembra ke non sia bel posto”.
“Beh a dir la verità è molto affascinante e…”.
“Herr Hermann, non cerchi di convincermi!. Nach Vapolicel non vengo!”.
“Ermanno”
“Ermanno? Chi è?”
“No. Lei ha detto Hermann, in verità mi chiamo Ermanno”
“Dov’è la potenza nel Namen Ermanno?”, “Le consiglio di andare aanagrafe e kambiare in Hermann”, sputa tabacco da masticare nella tinozza metallica. Si sente un tick sonoro. Non mi ero accorto che stesse masticando tabacco e non avevo notato la tinozza. Lo guardo stupito.
“Le stavo spiegando di ruolo in SERVIZIEN KUNDEN… Che nome krandioso!”, “Ha studiato?”
“Sì, ho finito l’università. Indirizzo lingue ed economia. Inglese e tedesco e…”
“Si studia ankora inglese?!?”
“Beh. Certamente, è la prima lingua. Direi quasi essenziale”.
“Mmm. Kwesta affermazione mi fa penzare. Lei lo penza davero?”.
“Scusi?”
“Fa bene ad avere dei dubi. Ank’io se venissi da Valcela li avrei”.
“Valpolicella”.
“Non insizta!”
“Come?”
“Non insizta con Vacela?”.
“Eh…”, non capisco più niente. Devo cambiare discorso. “Eh… mi spiegava del servizio clienti. Ho letto sull’annuncio: assistenza pre e post vendita. Di cosa si tratta principalmente? Quali sono i ruoli della posizione?”
“Lei mi sembra furbo?”, “le piacciono le bionde?”, “Dalla sua risposta potrò kapire molto”.
“Eh….” Merda, sono fottuto.
“Alora?”
“Eh… Con bionde si riferisce alla birra?”
“Ah..”. Tick del tabacco nella tinozza. “Zi vede ke ha studiato?”. “No. Mi riferisco a Frau. Donna bionda, le piace?”
“Mah… A dir la verità mi indirizzerei più sulle more, ma i miei gusti corrono con la mia esperienza. Certamente posso ricredermi”.
“Fa bene. Le more non avere mercato!”.
“In che senso non hanno mercato?”.
“Ha fatto l’università di tre anni?”.
“Sì, la triennale!”.
“Ekko, kwesto l’avrebbe capito se avesse anke la Spezialisierung. Non facci domande!”.
“Faccia”.
A questo punto lui mi guarda, io lo guardo. Il disprezzo gli corre dal lato sinistro della bocca fino a quello destro. Gli occhi ghiaccio parlano: “Cosa avere la mia faccia?”.
“Nooo. Mi riferivo al congiuntivo della sua proposizione: non faccia domande!”.
“La triennale??? Mmm. Lei non me la racconta tutta”.
“Le giuro. La triennale!”.
“E come fa a sapere certe cose?”.
“Che cose?”.
“Obsluga klienta!”
L’impossibilità di capire con interlocutori ostili di lingua diversa è la peggior cosa che possa capitare. E ora cosa sta dicendo?
“Scusi, non la seguo”.
“Ma Lei non ha fatto lingue?”
“Sì, inglese e tedesco”.
“Ah. De facto kwesto è polako. Polnisch! Verstanden?”, “Ha perso tempo con una lingua inutile. Cosa poteva fare di peggio?”.
“Eee..Mi diceva dei ruoli inerenti al customer service, pre e post-vendita. Ecco… non ho capito molto a riguardo… ad esempio: si parla di clienti finali oppure negozi al dettaglio?”.
“Mi ha detto che è di Cella Lei…”
“Sì, Val po li cella”.
“Sembrate persone furbe. I ruoli sono kwelli ke le ho spiegato. Dann… Poi ci sono picole e kwotidiane mansioni del suo cruppo. Siete tanti, giovani e forti“.
“No. Forse mi sono perso qualcosa, ma non mi ha spiegato nessun ruolo. Non abbiamo ancora affrontato l’argomento”.
“Le picole e kwotidiane mansioni. È pronto?”.
“Sì. Va bene. Mi dica le piccole e quotidiane mansioni”.
“Ahahah. Il suo acento. Che comico. Parlate tutti così in Italien? Comunkwe. Vede la montagna fuori dalla mia finestra? Der Berg?”.
“Quella più alta? Innevata?”, “Stupenda”.
“Che dramma la neve. Presumo che sarà d’accordo con me che bisogna toglierla. La montagna deve essere pulita!” Tick.
“Vuole togliere la neve dalla montagna?”.
“Kwesto è un suo compito”.
“Mi sta prendendo per il culo?”.
Dalla montagna prescelta scende un fragore di valanga.
“Essere fortunato. È venuta un po’ giù da sola”, “Mi dispiace vedere ke ha tutte kweste resistenze”.
“Con tutto il rispetto, non riesco a seguirla. Cosa c’entra la neve della montagna con il lavoro di customer service?”.
“Le bionde del suo cruppo non ribattono e sono forti. Kapisce forti? Penzi che una di loro è kozì forte ke non sente le sberle. Io e Friedrich ci abbiamo provato. Niente. Con i bikieri della Bier... ach.. con i bikieri già sente kwalcosa… Ma che forza! Immagini koza può venire fuori dall’unione di Lei e Walburga. Eredi forti! Ci penzi?”
Una mosca stava volando nella stanza. “Eko. Un altro compito del SERVIZIENSKLIENTKUNDEN è ke kweste kose non devono succedere!”.
“A cosa si riferisce?”.
“La vede la mokka?”.
“La mosca. Cos’ha?”.
“Non deve essere kwa dentro!”.
“Guardi. Mi dispiace averle fatto perder tempo. Presumo che troverà un’altra persona più qualificata di me per questa posizione”.
“Si segga Herr Hermann-o Ghe… ghe… GHE –LA-IN?”.
“Gelain”.
“Gelain? Ach… Che cognome di origini ambigue? Di dove è Lei?”
“Pescantina”.
“No! Il cognome? Non sarà mica uno di quei finti italiani?”.
Non ho mai amato domande sull’origine del mio cognome, semplicemente perché non ho mai avuto una risposta certa, tuttavia rispondo: “Origine francese!”.
Scende un’altra valanga. Un tick potentissimo. “La posizione non è aperta per i francesi!”
“Ma non sono francese. Origini del cognome francesi, ma non sono francese”.
“ Sa dirmi koz’è lo ius sanguinis?”.
“OUI”.
di Ermanno Gelain
(Apprezzando la cultura e la lingua tedesca, spero di non aver offeso nessun utilizzando la lingua come veicolo di ironia)