giovedì 8 agosto 2013

Il filo unisce.



Tutto era accaduto cento metri prima di uscire da quella che era stata un’arrampicata faticosa, lunga e stressante
Gli imprevisti non erano mancati. A Jean erano volati via dalle mani appigli apparentemente solidi, causando cadute di metri e metri e alla sua compagna l’inconveniente di dover sopportare l’ira che si scatenava dopo ogni volo. Quel giorno la roccia sembrava voler spingere la coppia giù, verso la base. Forse un modo per esprimere la volontà di non voler esser scalata, di non voler esser sfiorata, ma all’uomo non interessava e non dava seguito ai messaggi. Voleva arrivare in cima. La roccia e Clare dovevano fare silenzio.
Ma ora, in quei cento metri prima di terminare la parete qualcosa era successo. Recuperando Clare, l’anello di sosta del terrazzino aveva ceduto, staccandosi completamente dalla roccia. La mancanza di scarico del peso aveva catapultato Jean a testa in giù nel vuoto più totale, tenuto solamente da un chiodo piantato come ulteriore sicurezza, dopo aver visto le condizioni dell’anello arrugginito.

Immaginate un filo teso, così teso da produrre suono se mosso. Immaginate che esso non possa cadere nelle mani della sarta solamente grazie ad un piccolissimo ago conficcato nella stoffa. Immaginate l’instabilità di quell’unione con la vita e riportatela a Clare e Jean, i quali si trovavano agli estremi della corda, ambedue in aria a 1300 metri dal suolo sassoso.
Jean non sapeva cosa fare; la pressione della compagna lo stava sfibrando e gli impediva qualsiasi movimento. Come Clare, lui era troppo distante dalla roccia per potersi avvicinare, attaccare e affievolire il suono del filo.
Gli occhi infiammati, lucidi e affondati nel panico incontrarono quelli di Clare, i quali capivano bene la situazione, ma erano tutt’altro che impauriti. Nel profondo azzurro, ricamato da sottili linee di bianco pizzo e verde muschio, c’era qualcosa che si esprimeva; qualcosa di immenso, qualcosa che non agitava, ma calmava il respiro del suo compagno. Rapito, lui scavò sempre più nel profondo, e scoprì che l’azzurro, il bianco e il verde in realtà si fondevano insieme, variando colore e forma. Si accorse di non riuscir più a definire il colore degli occhi di Clare. Tuttavia non era importante e passava in secondo piano rispetto a quel qualcosa che aveva visto Jean nel profondo. E quel Qualcosa prese ancora più potenza, quando gli occhi di lei si bagnarono e illuminati dal riflesso del coltello tagliarono il filo. L’estremo cadde nelle mani della sarta.

Jean si svegliò di colpo e si ritrovò con la testa avvolta nel telo della tenda. Si abbassò e guardò subito alla sua sinistra. Clare era lì che lo guardava compassionevole. Senza perder tempo respirò e disse: “ Passami il tuo coltello!”
Clare “Ora prova a calmarti. Hai avuto un incubo?”.
Jean sorrise ed esclamò: “ Non ti sembra che sia ora di andare al mare?”.
  
                                                                                                                                     di Ermanno Gelain